Ma se Scurati non fosse stato o-scurato, chi ne avrebbe parlato?
Pochi, forse solo quelli che avrebbero guardato il modesto (in termini di ascolto) programma di Serena Bortone, oggi martire della libertà di stampa come lo scrittore lo è della presunta defunta democrazia. Allora cominciamo proprio da qui: la nostra democrazia, per quanto malata, è ancora viva, evviva!
Il monologo su Matteotti, gli eccidi nazisti e il non antifascismo della Meloni lo hanno letto e/o ascoltato tutti, dal Facebook della Premier, ai giornali, ai siti web, agli altri programmi tv che l’hanno ripreso. Segno che nel nostro sistema mediatico, a differenza di quello che succede nei regimi più o meno dichiarati, c’è una continua compensazione delle idee e dei luoghi fisici ed editoriali in cui esprimerle.
Seconda questione, la censura è sempre un errore e non bastano i motivi economici a giustificarla, quei tipi di contratti per prestazioni intellettuali sono ormai routine nella Tv generalista pubblica e privata, bastava allora semplicemente non farlo.
Senza però addentarmi nella governance Rai che non mi compete, dico solo che in democrazia appunto, quella di cui parlavamo sopra, si pubblica tutto. Massima libertà di espressione e poi, però, massima libertà di critica.
Qui andiamo al terzo e decisivo punto della questione: le tesi di Scurati, che ricordiamolo è un romanziere saggista e non uno storico, sono proprio discutibili sul piano dell’analisi storiografica, il contesto degli anni venti del secolo scorso in cui è maturato il delitto Matteotti e quello della fine della seconda guerra mondiale in cui sono maturati gli eccidi nazisti, appartengono a una fase del Novecento superata e cristallizzata e lontanissima dagli anni venti di questo secolo dove semmai le democrazie occidentali sono alle prese con la tecnocrazia globalizzata e le angosce della nuova geopolitica mondiale.
Mens non facit saltus , dicono gli studiosi, invece Scurati fa un saltus, non logico-storico ma ideologico, fra quell’epoca sepolta e un presunto “modo di essere fascista” di questo governo e di questa leader. Questa almeno è la mia idea, democraticamente espressa.
Contestatela, contestatemi, evviva. Io parlo con tutti, a differenza degli O-Scurati che alla troupe del mio ex collega Porro (sono stato Direttore di Quarta Repubblica) ha detto, in sostanza, con voi non parlo, voi non mi piacete.
Ammazza che rispetto degli altri, quasi una figura di M. (il bel libro del nostro su Mussolini, leggetelo, viva la democrazia)